Una popolazione di 7,593 miliardi di persone con una penetrazione di Internet del 53% pari a 4,021 miliardi di persone.Un e-commerce che vale 681,9 miliardi di dollari pari al 23% di penetrazione sul totale retail. Il marketplace Alibaba dove qualcosa come 10 milioni di aziende vendono a 570 milioni di consumatori attivi. Il social network Wechat con più di 762 milioni di utilizzatori attivi e non esistono Facebook e Twitter.Ed una crescita pari al +6.9% su base annua.
Benvenuti in Cina.
Con questi numeri, le chiacchiere stanno a zero e per vendere in Cina ci vuole intelligenza, molta intelligenza. Meglio se artificiale. Perché?
Qualsiasi strategia di vendita deve essere accuratamente pianificata e basata su dati e numeri reali. Figuriamoci per vendere in Cina, dall'altra parte del mondo. I costi da sostenere sono molto alti ed un errore può essere molto oneroso. Ma il premio è altissimo e vincere la partita può essere fondamentale per un’azienda italiana.
Veniamo ai dati di analisi.
Come potete immaginare, con i numeri sopra citati, stiamo ovviamente parlando di Big data. Ma quali sono alcuni problemi con questi dati?
- la veridicità del dato: il valore di un dato è direttamente proporzionale alla sua veridicità e le tecniche di analisi su una base di dati così estesa devono necessariamente prevedere verifiche e filtri;
- il tempo di acquisizione e di elaborazione: la sfida è quella di fornire un'analisi predittiva e prescrittiva e dati obsoleti invalidano l'analisi.
- differenze culturali e linguistiche: i cinesi pensano, parlano e si comportano diversamente da un occidentale. Creare cluster di personas su modelli occidentali di interesse è sicuramente sbagliato.
E questo mi sembra intelligente.